Questa storia rappresenta non solo l’immensa sofferenza che questo uomo porta con se’, ma anche quella di tantissime altre persone. La posizione della chiesa e’ davvero complessa, ma parte da un presupposto semplice e chiaro: quello di amare l’uomo sempre e comunque! Dunque la vita è dono di Dio: su questa certezza di fede la Chiesa cattolica continua a ribadire il suo fermo "no" ad ogni forma di eutanasia. L’eutanasia è per la Chiesa un omicidio, come anche l’aiuto a realizzarla; ricorda inoltre che la medicina si pone sempre al servizio della vita e che la linea di comportamento verso il malato grave e il morente dovrà ispirarsi sempre al rispetto della vita e della dignità della persona. Ritornando ora al caso di questo signore, mi pare di capire che purtroppo sia stanco di soffrire. Chi di noi puo’ permettersi di dargli torto? Ma soprattutto chi di noi puo’ osare a non aiutarlo? Personalmente ritengo che sia assolutamente un obbligo e un dovere di un ottimo medico ma in primis un uomo coscienzioso, seppur non credente, quello di fare di tutto pur di tenere in vita una persona; non dimentichiamo che stiamo parlando di un qualcuno che e’ uguale a noi seppur in quello stato. Sono contraria al fatto che vengano eliminate delle persone semplicemente perché malate o inabili, come se la condizione per rendere degna la vita fosse quella di essere tutti belli, sani e robusti. Bisognerebbe invece saper valorizzare la vita anche in quei casi in cui sembrerebbe non esserci più nulla che la renda degna. Il problema è che non siamo culturalmente preparati a concepire la dignità di una vita diversa. Citando il caso della giovane Eluana Englaro, a mio avviso, non si è trattato di prolungare un accanimento terapeutico, né una terapia. Non si è dovuta “staccare nessuna spina”, ma semplicemente e crudelmente inserire un tappino giallo nel sodino naso-gastrico
interrompendo alimentazione e idratazione assistita. Mentre il corpo di Eluana e di molti altri come lei riposano in pace le coscienze di tanti non si daranno pace perché in queste vicende manca giustizia e verità.
L’augurio è che la loro morte, frutto di cocciutaggine ideologica e politica, ceda il posto a una chiarezza giuridica e a una nuova stagione culturale che nella nostra società riesca a fare dell’assistenza ai più deboli, un segno eloquente di vera civiltà “… perché domani sia migliore, perché domani tu
strada facendo, vedrai”.